Invasione degli esotici: l’Italia nel contesto globale

Autori

  • Pier Giorgio Bianco Dipartimento delle Scienze Biologiche, Sezione Zoologica - Università di Napoli

Abstract

Fin dall’Epoca Romana, e forse prima, i pesci sono stati l’oggetto di trasferimenti di esotici. Questo fenomeno, in seguito, ha interessato tutti i continenti ivi comprese le isole oceaniche remote. Ed è proprio in queste ultime, caratterizzate da una povertà di specie autoctone, che si osservano le percentuali maggiori di specie introdotte: l’isola di Guam, presenta un 89% di specie aliene; le Hawaii, 84%; le Isole Mauritius, 51%; ecc.  I paesi percentualmente meno soggetti all’introduzione di alieni sono quelle in via di sviluppo dove esiste anche una notevole biodiversità ittica: il Brasile, 0,7%, su 2400 specie native; la Cambogia, 1.8% su circa 500 native; il Perù, 2.0% su 791; la Russia 1.7% su 385; ecc. I paesi occidentali presentano invece una elevata percentuale di alieni: USA, 7%;  Giappone 14%; Germania 22%; Spagna 39%; Francia 39% ecc.  l’Italia primeggia in questo contesto con un 45% di esotici. Tra le specie più soggette ad introduzione sono soprattutto quelle commerciali: la carpa, introdotta in 173 paesi (su 263 riconosciuti); la trota iridea, in 135; la tilapia mossambica, in 128; la tilapia nilotica, in 119; la gambusia e la pecilia, introdotte per la lotta antimalarica rispettivamente in 77 e 60 paesi. Tra le specie invasive recenti, la pseudorasbora è stata introdotta in 35 paesi. Il fenomeno è comunque in progressiva espansione, nonostante gli allarmi generali e gli studi scientifici in materia degli specialisti. Negli ultimi 4 anni  i paesi di introduzione della carpa sono passati da 154 a 173; della tilapia mossambica, da 100 a 128; della nilotica da 97 a 119; della pseudorasbora da 32 a 35, ecc.  In Italia i trasferimenti locali di specie indigene, in parte dovuti alla babilonia tassonomica preesistente, hanno provocato modificazioni a volte radicali delle componenti autoctone. Le introduzioni più dannose sono quelle di specie congeneriche che possono determinare l’estinzione delle forme locali, soprattutto nei laghi, o da popolazioni “conspecifiche”, che possono modificare l’identità genetica delle native. Concludendo, l’invasioni di specie aliene è un processo inarrestabile e incontrollabile. Infatti, i notevoli studi scientifici nel riguardo dei danni causati dalle introduzioni, e suggerimenti di come evitarli, ben poco è stato fatto per limitarle.

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Pubblicato

2017-01-17