Indagini propedeutiche allo studio dell’impatto del cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis) sulle comunita’ ittiche del Fiume Secchia e del Torrente Enza - Appennino Emiliano

Autori

  • Stefano Esposito Mediterranean Trout Research Group
  • Pieppaolo Gibertoni Mediterranean Trout Research Group
  • Maurizio Penserini Mediterranean Trout Research Group
  • Alessandra Foglia Mediterranean Trout Research Group

Abstract

La popolazione europea del cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis), sull’orlo dell’estinzione negli anni ’60,  è andata incontro, negli ultimi decenni, grazie all’introduzione di misure di protezione delle ultime colonie riproduttive rimaste, ad un’espansione demografica tale da raggiungere livelli probabilmente mai raggiunti in passato.  L’aumento demografico della specie ha determinato, sempre più frequentemente, conflitti tra il cormorano e le attività legate alla pesca, all’itticoltura e alla conservazione dell’ambiente naturale.  A causa di questa rapida crescita demografica, nelle ultime stagioni invernali i cormorani hanno cominciato a frequentare aree mai frequentate prima, come i tratti medio-alti delle valli.  Se nelle aree molto produttive i danni causati dal cormorano sono minimi, non si può dire altrettanto per gli ecosistemi acquatici poco produttivi, come i tratti collinari-montani dei corsi d’acqua appenninici.  Questo lavoro ha l’obbiettivo di valutare l’impatto della predazione sulle comunità ittiche appenniniche e di definire in quale modo i fattori antropici possano influenzare la presenza del cormorano e l’entità dei danni da esso causati.  A tal fine sono state censite le popolazioni svernanti nella media Valle del Secchia e nell’alta Val d’Enza (Appennino Emiliano) nel corso dell’inverno 2008/09 e ne è stato stimato il prelievo ittico stagionale.  Parte delle aree di studio ricade all’interno dei confini amministrativi del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.  E’ stata valutata, per mezzo di campionamenti ittici,  la biomassa ittica e la relativa composizione in specie nei tratti del Fiume Secchia e del Torrente Enza ricadenti all’interno delle aree di interesse. I dati raccolti hanno mostrato che la presenza dei cormorani risulta sproporzionata rispetto alla consistenza delle comunità ittiche naturali. Questo squilibrio è probabilmente dovuto alla presenza di itticolture e laghetti da pesca che assicurano ai predatori ittiofagi una facile e sicura disponibilità di foraggiamento alternativo. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che le presenze numeriche nella  Alta Val d’Enza, caratterizzata da un maggior numero di bacini da pesca e da allevamenti ittici, sono maggiori rispetto a quelle registrate lungo il tratto  del fiume Secchia preso in esame. I risultati delle indagini ittiologiche dell’estate 2009 sono stati confrontati con quelli dei campionamenti effettuati prima della comparsa storica del cormorano nelle zone di interesse. E’ evidente un cambiamento della composizione in specie delle comunità ittiche locali, a discapito delle specie teoricamente più vulnerabili alla predazione, tra cui la Lasca (Chondrostoma genei), endemismo padano ovunque in forte contrazione numerica.  E’ stata inoltre realizzata una collezione ossea di riferimento, che verrà  utilizzata nella seconda fase del progetto, consistente nell’analisi del contenuto delle borre dei cormorani, grazie alla quale sarà possibile stimare l’impatto della predazione dei cormorani a carico delle singole specie ittiche.

##submission.downloads##

Pubblicato

2017-01-17