Studio molecolare e caratterizzazione morfologica per l’identificazione di popolazioni di trota fario autoctona nei fiumi dell’Abruzzo (Italia Centrale)

Autori

  • Federica Piccoli Department of Life Sciences, University of Parma
  • Tommaso Pagliani Enviromental Science Centre, Fondazione Mario Negri Sud
  • Elena Palanti Department of Life Sciences, University of Parma
  • Stefania Caporale Enviromental Science Centre, Fondazione Mario Negri Sud
  • Giuseppe Di Renzo Enviromental Science Centre, Fondazione Mario Negri Sud
  • Biagio Salvatore Enviromental Science Centre, Fondazione Mario Negri Sud
  • Marina Vaghi Department of Life Sciences, University of Parma
  • Maurizio Biondi Department of Life, Health and Environmental Sciences, University of L’Aquila
  • Francesco Nonnis Marzano Department of Life Sciences, University of Parma

Parole chiave:

Trota fario, SNP, polimorfismo LDH, PCR-RFLP, Abruzzo, Adriatico

Abstract

Il presente studio vuole ampliare le conoscenze circa la dimensione e la distribuzione delle popolazioni abruzzesi di trota di torrente, anche con l’obiettivo di fornire uno strumento per futuri interventi gestionali. E’ stato scelto un approccio integrato: la caratterizzazione degli esemplari (n=208) è stata condotta sia dall’analisi della livrea sia utilizzando due marcatori molecolari e quindi valutato il livello di introgressione apportato dai ceppi alloctoni.

Dallo studio del mtDNA emergono individui afferenti alle linee evolutive atlantica, adriatica e, in due siti anche marmorata; non sono stati invece rinvenuti esemplari con aplotipi mediterranei sensu Bernatchez (2001). Il contestuale studio del DNA nucleare ha permesso di identificare la presenza di ibridi. I risultati dell’analisi molecolare sono in alcuni casi risultati incoerenti con l’osservazione delle caratteristiche della livrea. 

In generale, i risultati dello studio evidenziano un’elevata compromissione della naturalità delle popolazioni abruzzesi, sia in termini quantitativi sia qualitativi: la trota risulta assente nel 34% dei siti censiti e, dove presente, le relative popolazioni sono costituite da individui alloctoni (25%) o ibridi (75%). Da una prima analisi, questa alterazione appare riconducibile ai massicci ripopolamenti con individui atlantici effettuati negli anni a fini alieutici. L’integrazione dei dati biologici con altri dati ambientali a disposizione degli autori potrà nel breve futuro confermare o confutare l’ipotesi.

In alcuni siti dei bacini del Sangro e dell’Aterno-Pescara sono state in ogni caso individuate popolazioni residuali con un tasso di introgressione più basso e quindi degne di approfondimento.

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Pubblicato

2017-02-28

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